STUDIO DELLA SOCIETA’
Per capire le vaste scene di vita quotidiana esistenti, occorre
conoscere il mondo che si cela dietro ad esse. Questo sfondo/contesto è la società. Letteralmente il termine indica ogni insieme
organizzato di individui e nello specifico individua la comunanza tra essi degli interessi e dei fini. Eppure nel corso dei
secoli diverse sono state le visioni di questo concetto, partendo dalla teoria filosofica che vedeva la vita sociale legata
a quella politica [in quanto l’uomo, solo se dotato di arte politica (giustizia e pudore) può unirsi in società], passando
poi alla visione storica che esaminava gli individui in quanto costruttori di fenomeni sociali e arrivando infine a toccare
la chiara visione della società come elemento in sé, dotato di consistenza propria e non sempre dovuto da scelte individuali
(“esistenza di fenomeni sociali che sfuggono al controllo dei singoli”). Il raggiungimento di questa consapevolezza,avvenuto
nel XIX secolo, porta alla nascita della sociologia e dell’antropologia culturale.
Sociologi e antropologi si immergono nella comprensione della
vita sociale utilizzando :
* quella che Mills chiama immaginazione sociologica, ossia la
facoltà mentale che permette di vedere il contesto storico riflesso nell’aspetto interiore ed esteriore dell’uomo
* l’analisi di società culturalmente diverse e lontane
da quelle di appartenenza (in modo da avere una posizione “esterna” e attenta ai dettagli)
Grazie a questi strumenti è possibile delineare alcune caratteristiche
della società:
- rapporto tra persone situate su un determinato territorio. L’elemento rapporto è più o meno intenso a seconda della grandezza della società
e della quantità di individui presenti in essa mentre l’elemento territorio genera proprietà/dominio, la cui concezione
muta a seconda che il popolo sia nomade o sedentario.
- sistema di vita,composto dai modelli di vita e dalle convinzioni
di un popolo,ossia dalla cultura.
- riproduzione sociale,ossia la conservazione/perpetuazione della
società nello spazio e nel tempo. Essa è data dal ricambio demografico (nascite ed immigrazioni) e dalla riproduzione culturale
(trasmissione di modelli,convinzioni,abitudini ossia socializzazione) ma non sempre è costante in quanto,più o meno velocemente,le
società mutano
- autonomia,definita relativa,in quanto le società progrediscono
autonomamente ma altrettanto importante,se non a volte indispensabile,è il contatto (economico e/o culturale) con le società
vicine
- realtà materiale e immateriale,dove la prima è formata dal
territorio,dagli esseri viventi e dai beni e mezzi che producono mentre la seconda riguarda quella realtà mentale fatta di
convinzioni,simboli…
C’è inoltre una differenziazione tra la realtà statica
della struttura sociale (regolare e duratura in quanto costituita da modelli interattivi regolari) e la realtà dinamica propria
dei fatti e processi sociali.
* fatto sociale: somma di fatti individuali che presi nel complesso,per
la loro incidenza statistica in una società,diventano un evento sociale. (Durkheim -> suicidio)
* processo sociale: serie di fatti sociali collegati tra loro.
Nel loro insieme struttura sociale e fatti/processi sociali costituiscono
la visione macro della società. C’è però quell’aspetto micro che riguarda il complesso di vicende che gli individui
animano interagendo tra loro (vita sociale). Il comportamento di ogni soggetto è un’azione/interazione sociale,rivolta
cioè alla collettività. Si parla perciò di società come di un’opera collettiva realizzata col lavoro silenzioso di tante
persone. Indispensabile per la comprensione dell’aspetto macro è la comprensione dell’aspetto micro, il calarsi
cioè nell’esperienza soggettiva di ogni piccolo partecipante. Questo dualismo sfocia nella riflessività,ossia l’influenza
della società sull’uomo (top-down) e dell’uomo sulla società (bottom up).Essa è nella testa di ogni individuo,che
agisce secondo le Sue regole,cosi come ogni azione individuale è nell’insieme ciò che costruisce e muta le realtà sociali.
A questo proposito si hanno due scuole di pensiero: individualismo/collettivismo metodologico. La prima parte dalle azioni
sociali degli individui per arrivare alla società “macro” mentre la seconda analizza le grandi realtà sociali
indipendentemente dalle azioni dei singoli. Entrambe si mostrano insoddisfacenti; compito delle scienze sociali è conciliarle.
Le varie discipline delle scienze sociali s’interessano,attraverso
diversi strumenti,per diversi fini e con diverse prospettive, allo studio della società.
- Sociologia. Obiettivi: *conoscere il mondo sociale in cui viviamo
(attraverso l’analisi delle società di oggi e di ieri;comparazione) *conoscere la società in generale (elaborando teorie
applicabili alle società di ieri e oggi o basate proprio sul confronto). Strumenti/Metodi:
*Riflessione teorica (nel XIX sec con Saint-Simon,Marx,Tocqueville,Comte)*Ricerca empirica (basata su: osservazione,esame
di documenti, interviste,storie di vita,uso di questionari e inchieste. Tocqueville è il primo sociologo empirico)
- Antropologia culturale. Obiettivi: *conoscere la cultura/vita
sociale dei popoli (insieme delle conoscenze e comportamenti tipici di ognuno) Metodi: *Sguardo antropologico (basato sulla
distanza/distacco,sullo spogliarsi dai preconcetti per poter cogliere un ritratto pressoché autentico di una qualsiasi società
e sulla visione d’insieme,tendenza a guardare la società dall’alto e come un'unica unità per poterne cogliere
tutti gli aspetti) *Interesse volto alle singole società (nel disegnare una mappa delle società della Terra,l’antropologo
studia comunque in particolar modo ogni società a sé) Strumenti: *Teoremi *Ricerca empirica (basata soprattutto sull’etnografia,ossia
l’osservazione partecipe che porta lo studioso a vivere nella comunità che studia per un periodo,ma anche sull’intervista,storie
di vita,esame di documenti prodotti dal popolo o da estranei venuti in contatto con essi. La ricerca antropologica è di tipo
qualitativo).
Nel corso dell’800 hanno preso vita diverse teorie della
società: *Funzionalismo *Teoria del conflitto *Sociologie comprendenti
- FUNZIONALISMO: è detto anche struttural-funzionalismo in quanto
stabilisce un nesso tra le funzioni della società (i bisogni da soddisfare per adattarsi all’ambiente,tipo sfruttare
risorse..) e la sua struttura (l’organizzazione adeguata per il soddisfacimento di quelle necessità). Nel soddisfare
i vari bisogni della società le istituzioni cooperano in un rapporto di interdipendenza,proprio come accade in un organismo
vivente. Esse hanno il compito di mantenere la stabilità delle condizioni interne dell’organismo (principio dell’equilibrio)
anche in presenza di perturbazioni,causa di squilibri. Questa è la cosiddetta concezione organicistica del funzionalismo,
il quale ha una visione positiva della società.
Padre del funzionalismo è considerato Durkheim, il quale oltre
a sostenere la teoria organicistica come avevano già fatto in precedenza Saint-Simon e Comte, getta le basi per l’analisi
funzionale, dichiarando che studiare la società significa analizzare le istituzioni ma per capire quest’ultime occorre
capire quali compiti svolgono in rapporto ai bisogni dell’organismo sociale. Questo
metodo porta un progresso nell’antropologia culturale funzionalista, dalla quale si svilupperà il funzionalismo contemporaneo,
ad opera principalmente di due sociologi: Parsons e Merton.
*PARSONS: sintetizza l’organizzazione funzionale dei
sistemi sociali nel modello AGIL. Nella sigla ogni lettera rappresenta una delle quattro funzioni/problemi principali cui
deve rispondere la società: di adattamento (Adaptive), di raggiungimento di fini (Goal attainment), di integrazione (Integrative), di mantenimento dei modelli latenti
(Latent pattern maintenance). Ogni istituzione si occupa di una
delle quattro funzioni: la funzione adattiva è affidata alle istituzioni economiche,che hanno il compito di ricavare dall’ambiente
le risorse da distribuire; il raggiungimento di fini specifici è compito delle istituzioni politiche; l’integrazione
è affidata al sistema giuridico,che controllando il rispetto delle regole tiene uniti i membri della società e ne coordina
le azioni. Infine i modelli latenti, che costituiscono la sfera interiore dell’individuo, sono gestiti dalle istituzioni
educative,religiose,famigliari. Parsons considera i quattro imperativi universali sia nella società che nelle stesse istituzioni.
Ma la critica arriva quando si pensa a società dove vige il totalitarismo o a villaggi dove l’unica istituzione è la
famiglia.
Sul piano individuale, Parsons riconosce l’importanza dell’intervento
dei membri della società per la sopravvivenza della stessa. Egli sostiene che l’uomo è portato a comportarsi in linea
con le regole istituzionali sia grazie alla sua coscienza morale (il Super-io di Freud) che grazie all’influenza assoluta
del sistema culturale, il quale sovrasta il sistema sociale (regole),personale e fisico-biologico. Avere in sé la cultura
porta quindi l’uomo a razionalizzare sulle sue mete e sul comportamento da adottare per raggiungerle (teoria dell’azione
sociale). Anche qui la critica giunge nel momento in cui si pensa alla devianza,considerata da Parsons come un fenomeno marginale
in quanto rappresenta una piccola fonte di squilibrio che verrà sanata dai meccanismi automatici del sistema.
*MERTON: meno ottimista e rigido di Parsons,Merton assume uno
spirito critico che porta allo sviluppo del funzionalismo critico, che non considera la società buona in quanto funzionale,ma
lascia spazio alla messa in discussione dei sistemi sociali.
Sul piano delle istituzioni Merton dichiara che una stessa esigenza
della società può essere soddisfatta attraverso istituzioni diverse quindi lo status quo,che considera le istituzioni intoccabili,deve
essere marginato (Alternative funzionali). Inoltre egli rileva che oltre a fare del positivo esse provocano abitualmente anche
danni (Disfunzioni) ed è alquanto relativa/soggettiva la loro funzionalità/disfunzionalità (Relatività dei significati funzionali).
Sul piano della devianza, Merton riprende il concetto di funzione latente (Durkheim) rilevando la funzionalità di un atto
deviante qualora spinga la società a fare coesione e portando a fare attenzione a quelle istituzioni che manifestano positività
per nascondere un fine “negativo” o viceversa. Sul piano individuale egli contrasta Parsons, dichiarando che l’uomo
non è passivo dinanzi alla cultura bensì costruisce attivamente la realtà sociale,accostando alle mete che essa propone,dei
mezzi personali,quindi una posizione personale di fronte alle richieste della società. Per dichiarare questo Merton si rifà
al teorema di Thomas, il quale sostiene che gli individui costruiscono mentalmente una rappresentazione della realtà sociale,la
quale diviene la realtà in cui si muovono.
Critiche al funzionalismo: è stato ritenuto troppo ottimista,
in quanto non tiene conto della presenza di divisioni,tensioni e conflitti e in quanto fa macrosociologia ossia guarda la
società dall’alto senza curarsi delle esperienze di vita quotidiana.
Neofunzionalismo: tentativo di accostare al funzionalismo le
teorie del conflitto e la microsociologia (anni ’80).
- TEORIE DEL CONFLITTO: diversamente dal funzionalismo, i teorici
del conflitto presentano un’immagine negativa della società, luogo di divisioni,stratificazioni e lotte che non sono
squilibri destinati a scomparire ma sono la condizione di base che cessa di esistere solo quando una parte domina saldamente
sull’altra. “L’ordine è oppressione”. Sulle istituzione la teoria del conflitto agisce considerandole
l’esito di vicende storiche dei conflitti tra gruppi sociali, ossia la vittoria quindi il predominio dell’uno
sull’altro.
*MARX: per Marx l’aspetto evidente delle società è la stratificazione,la
divisione cioè in classi gerarchizzate (dominanti/subordinate).Essa si modella sull’economia, dipende cioè da quelli
che Marx chiama modi di produzione (l’insieme dei mezzi di produzione e dei rapporti sociali correlati). A seconda del
modo di produzione, si stabilisce il valore di ciò che si possiede e attraverso la proprietà si delineano i confini tra una
classe e l’altra. Ad esempio in una situazione di sistema sociale basato sull’industria, la proprietà terrena
sarà meno importante della produzione industriale quindi il nobile scenderà di livello rispetto all’imprenditore borghese
e i sottoproletari verranno estraniati dal processo. Marx lega la proprietà allo Stato,in quanto esso può legittimare o meno
fenomeni come la schiavitù o la proprietà privata. In realtà egli fa risalire allo Stato anche il senso di proprietà, teoria
smentita dall’antropologia culturale, in quanto l’uomo ha connaturato in sé il senso del “mio” come
del “tuo” ecc.. D’altro canto però lo stato influisce sulle forme che la proprietà assume nella società
e ovviamente questo alto potere decisionale costituisce causa di lotte mirate alla sua conquista. Oltre alle divisioni di
tipo materiale Marx individua discrepanze anche nella sfera delle idee in quanto la realtà sociale muta in base alla posizione
economico-sociale di appartenenza. Questa è la cosiddetta coscienza di classe che impedisce all’individuo di essere
sempre obiettivo nello sguardo sulla società. Questo soprattutto riguardo alle classi inferiori,che prive di mezzi d’espressione
e istruzione,sono portate ad avere la stessa visione delle persone di classe superiore. È una falsa coscienza di classe dettata
dal dominio/controllo delle classi dominanti.
La teoria di Marx tuttavia non è di tipo statico in quanto egli
elabora un percorso dinamico della struttura della società, dichiarando anche che il sistema economico capitalistico è destinato
a crollare (teoria della caduta tendenziale del profitto).
*WEBER: anche Weber concepisce la società come teatro di lotte,divisioni
e stratificazione sociale. A differenza di Marx, egli vede come protagonisti gli individui anziché le strutture economiche.
Sono infatti gli individui a creare le divisioni attraverso l’interazione e l’aggregazione, la quale si basa sull’avere
qualcosa in comune e prevede l’estraniazione di coloro che mancano di questi requisiti. La stratificazione sociale è
quindi il risultato della formazione di molteplici gruppi che si escludono a vicenda,ponendosi l’uno in posizione di
superiorità rispetto all’altro. I fattori che spingono all’aggregazione sono: l’economia, il potere e la
cultura quindi l’avere in comune una condizione economica,un’aspirazione legata al potere o una credenza/convinzione.
C’è quindi una stratificazione tripartita (gerarchia di classe,di appartenenza politica e di ceto) dove le tre stratificazioni
si sovrappongono (quando gli stessi gruppi si trovano allo stesso livello in tutti e tre i piani) e si separano ciclicamente.
Inoltre esse sono interdipendenti in quanto l’una può influenzare l’altra (ad esempio una carica politica può
richiedere delle conoscenze culturali ecc..). Weber non ipotizza rivoluzioni o utopie perché sostiene che i conflitti siano
ineliminabili e spesso positivi, in quanto evitano la staticità. Egli dichiara inoltre che lo studio della società deve essere
avalutativo, ossia privo di giudizi di valore. Proprio per questo egli, al contrario di Marx, non subentra nel settore politico.
EVOLUZIONISMO (la des. -ismo indica l’esasperazione di
un idea, il convincimento assoluto in una corrente di pensiero)
* Tesi di fondo: “il divenire storico segue un cammino
lineare preciso e progressivo, porta cioè da livelli inferiori a superiori. Si va quindi verso forme di vita sempre più adatte
a sopravvivere e rapportarsi all’ambiente”. Questa tesi nasce nell’età moderna, con l’affermarsi della
scienza e quindi del progresso. Inizialmente la convinzione è limitata al sapere, si pensa cioè il progresso dell’umanità
riguardi la conoscenza del mondo; in seguito i filosofi affermano che il progresso del sapere comporta anche il progresso
morale,politico e sociale. Alla teoria biologica si affianca così quella socio-culturale:
- TEORIA SOCIO-CULTURALE:
* Montesquieu individua i tre stadi dell’umanità: selvatichezza
(caccia) barbarie (allevamento) civiltà (agricoltura).
* Ferguson afferma che il passaggio dalla selvatichezza alle
barbarie è determinato dalla comparsa della proprietà privata e dell’economia mercantile, quindi dalla comparsa dell’individualità.
Il superamento del senso individuale porta alla morale sociale/altruistica, quindi alla società.
* Comte proclama la legge dei tre stadi (“il cammino dell’umanità
è un’avventura della mente) per la quale la conoscenza umana è prima teologica (tende a spiegare i fenomeni come prodotto
dell’azione di enti sovrannaturali),poi metafisica (azione di forze astratte,entità reali,astrazioni personificate)
ed infine positiva (abbandono della ricerca dell’origine/causa delle cose a favore dello studio delle loro leggi). Lo
stadio positivo non è altro che la scienza e la stessa sequenza, per Comte si registra nello sviluppo mentale dell’individuo
così come in quello storico (occidentale)
* Spencer subentra nel campo biologico, affermando l’evoluzione
cosmica, il processo evolutivo dell’intero universo. Il progresso biologico (della materia) porta a quello psichico,
quindi a quello sociale. La società non è che la somma degli individui che la compongono (“le società umane progrediscono
perché l’uomo in quanto essere biologico progredisce”); la sua è una tesi materialista che va ad intrecciarsi
a quella darwiniana.
- TEORIA BIOLOGICA: “le specie viventi non sono fisse ma
derivano l’una dall’altra attraverso lente trasformazioni nel corso della filogenesi (storia naturale dei viventi
sulla Terra). Il meccanismo alla base delle trasformazioni è la lotta per la sopravvivenza da cui emergono le forme di vita
più adatte”
* De Lamark ipotizza che le specie si trasformino l’una
nell’altra e che nell’adattamento all’ambiente gli esseri viventi acquistino caratteri nuovi, i quali si
trasmettono poi per via genetica agli individui delle generazioni successive.
* Darwin sostituisce la tesi di Lamark tramite la teoria della
selezione naturale: l’evoluzione seleziona le variazioni genetiche favorevoli all’adattamento in quanto gli individui
con caratteristiche sfavorevoli difficilmente sopravvivono/si riproducono. Questa tesi ha risvolti anche sociali, in quanto,nel
proclamare il “dominio degli adatti”, valorizza i malati e le politiche a loro favorevoli. Va inoltre, nel corso
della storia,a sostenere le politiche del laissez-faire e ad incentivare il risvolto razziale nella Germania nazista.
Nel campo dell’antropologia, l’evoluzionismo è servito
a spiegare le diversità culturali dei popoli e soprattutto il loro diverso stadio di progresso. In più ha avuto funzione ideologica,
in quanto è servito a legittimare il dominio coloniale europeo. Morgan, nel riproporre i tre stadi di Montesquieu, suddivide
ulteriormente gli stessi individuando nello stato selvaggio un livello inferiore (infanzia dell’umanità) uno intermedio
(alimentazione ittica/uso del fuoco) ed uno superiore (lavorazione del ferro). Stesso processo per la fase delle barbarie
(inferiore: invenzione della ceramica,intermedio: domesticazione di animali e piante,superiore:lavorazione del ferro). Nello
stadio della civiltà determinante è l’uso della scrittura.
CRITICHE ALL’EVOLUZIONISMO
*Hume premette che è scorretto argomentare contro un’ipotesi
in base alle conseguenze pericolose che essa porta; bisogna esaminare la cosa in sé per capirne la veridicità. Tuttavia le
critiche all’evoluzionismo partono proprio dalle conseguenze che esso porta nel campo morale,politico e religioso.